Incontro con il Magistrato Alberto Tetamo – “La rettifica del genere”
Nella giornata del 12 maggio 2025, la classe 5A dell’IIS “Grandis” di Cuneo sotto la guida della Docente di Diritto Prof.ssa Gabriella Martini, ha avuto l’opportunità di incontrare a scuola il Dottor Alberto Tetamo, Magistrato, ex Presidente della sezione civile del Tribunale di Cuneo ed attuale Presidente della Sezione Famiglia del Tribunale di Torino, con il quale è stato approfondito il tema della rettifica del genere.
Un argomento oggigiorno molto sentito, soprattutto fra I giovani, ma poco discusso.
Durante l’incontro, il magistrato ha spiegato che ci sono persone alle quali, alla nascita, viene attribuito un genere che però non corrisponde alla loro reale identità.
L’identità di genere rappresenta il modo in cui una persona si sente interiormente e può non coincidere con il sesso assegnato alla nascita. La disforia di genere è un fenomeno molto più complesso di quello che si crede, riguarda l’identità di una persona e il potersi esprimere liberamente, aspetto garantito dall’art. 2 della Costituzione che tutela I diritti inviolabili.
Fino al 1982, in Italia non era possibile modificare legalmente il proprio genere. Da allora, è stato introdotto un iter legale che consente a chi non si riconosce nel genere assegnato di chiedere la rettifica dei dati anagrafici, incluso il nome. Il procedimento
inizia con la presentazione di un ricorso al tribunale del luogo di residenza, dove si chiede la rettifica del genere. Il tribunale convoca la persona interessata, la ascolta, valuta la documentazione e infine emette una sentenza.
Il magistrato ha sottolineato che la Costituzione Italiana, all’articolo 2, tutela i diritti inviolabili della persona e riconosce la libertà di autodeterminarsi. Il mancato riconoscimento del proprio genere può infatti causare gravi conseguenze psicologiche, ad esempio in contesti come le carceri, gli ospedali, i bagni pubblici o i documenti ufficiali, dove viene richiesto di indicare il genere.
Un tempo, fino al 2015, per ottenere la rettifica del genere era obbligatorio l’intervento chirurgico, ma la Corte Costituzionale ha stabilito che tale intervento è necessario solo se la persona lo desidera, ribadendo il diritto di ciascuno all’integrità
del proprio corpo.
Il percorso di transizione è molto serio e può durare anche due anni. Prevede un supporto da parte di centri specializzati, sia dal punto di vista psicologico che medico. I medici endocrinologi possono prescrivere terapie ormonali e l’ospedale, al termine del percorso, rilascia un certificato che autorizza la rettifica del genere.
Oggi si individuano diverse identità di genere, e non tutte rientrano nel binomio maschio/femmina. Alcune persone si identificano come genere fluido, altre si sentono sia maschio che femmina, e alcune non si riconoscono in nessun genere in particolare. Si parla ormai di oltre 26 identità di genere.
Il magistrato ha inoltre accennato al fatto che il Parlamento ha discusso e approvato alcune norme per tutelare queste persone. Anche i minorenni, con il consenso dei genitori, possono iniziare un percorso di transizione, sempre con l’aiuto di psicologi e centri specializzati.
Infine, è stato ricordato quanto sia importante il colloquio con le persone che intraprendono questo percorso, per aiutarle a sentirsi comprese e rispettate. In alcuni casi, la mancanza di sostegno e il rifiuto sociale possono portare a forme gravi di disagio, fino al suicidio.
È stato un incontro molto toccante e istruttivo, che ci ha aiutato a comprendere meglio la complessità e l’importanza del rispetto dell’identità di ogni individuo.