Noi siamo Capaci

Nel trentennale della strage di Capaci non dimentichiamo le vittime di mafia e rinnoviamo il nostro impegno a promuovere la cultura della legalità.

Erano le ore 17, 57 minuti e 48 secondi del 23 maggio 1992 quando una devastante esplosione sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della loro scorta (Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo). Un attentato pianificato a tavolino da mesi e deciso da anni, da parte di Cosa Nostra, per colpire lo Stato e disseminare il terrore. Una ignobile ritorsione all’indomani del maxi-processo, istruito dallo stesso Falcone, che aveva condannato all’ergastolo svariati membri dell’organizzazione.

Giovanni Falcone ripeteva che la mafia non era un fatto invincibile, ma un fenomeno umano che poteva e doveva avere una fine, in quanto indegno di un paese civile. La lotta non poteva avvenire solamente pretendendo atti individuali di eroismo, per questo egli esortava le istituzioni ad impiegare le loro forze migliori per proteggere i cittadini e combattere le inefficienze.

A distanza di trent’anni dalla strage di Capaci commemoriamo le vittime e facciamo memoria dei fatti per promuovere tra i nostri ragazzi la cultura della legalità e della lotta alle mafie.

Noi siamo Capaci: siamo capaci di non dimenticare l’orrore della mafia, di agire sempre dalla parte della legge e delle istituzioni, di spezzare le catene dell’omertà.